Tutti i genitori hanno delle aspettative dai propri figli. C’è chi lo immagina ingegnere, chi…
Quante volte nel mio studio ricevo genitori di bambini, anche molto piccoli, che esordiscono con frasi del tipo:
“ il mio bambino è troppo nervoso”;
“ il mio bambino è irrequieto”;
“ il mio bambino non sta mai fermo”;
“ non è che il mio bambino è iperattivo? Ho letto su internet “ ecc ecc ecc.
Questo breve articolo è rivolto ai genitori che hanno un bambino con altissima vitalità, per far comprendere loro che essere attivi, nella prima fase di vita, non significa essere patologici.
Ci sono i “dictat” della società, nonni e amici che magari incolpano i genitori di averlo “viziato”, ciò è totalmente errato in quanto, una voglia di esplorare, forse anche dirompente a volte, è segno che il bambino vuole scoprire il mondo e quindi vivere.
So che può essere difficile da contenere, ma lasciarlo interagire con l’ambiente è l’unico modo che ha il bambino di crescere, modellarsi e comprendere.
Infatti, anche se può essere massacrante per le nostre orecchie di adulto, il rumore, il tocco, l’odore ecc sono le fonti che in seguito permetteranno al bambino, nel momento in cui si troverà a fare dei lavori strutturati a tavolino, di vivere la scolarizzazione in modo sano e produttivo.
Il modo più semplice per farlo “calmare”? Diventare anche noi bambini (ovviamente mi riferisco al momento ludico, perché comunque l’educazione serve) e sperimentare con loro quei rumori, suoni e sensazioni che a lui tanto piacciono e piano piano interagire con il loro gioco senza cercare di modificarlo perché comunque noi ragioneremo sempre con una mente adulta.
E perché ci sono bambini più agitati e altri più tranquilli? Qui si parla semplicemente di personalità e carattere, nessuno dei due è sbagliato, solo che hanno un diverso approccio all’ ambiente che li circonda e diversi modi di riempire lo spazio a disposizione.
Quindi il consiglio da Neuropsicomotricista e Osteopata pediatrico che sento di dare ad ogni genitore è quello di munirsi di tanta pazienza e di mettere in gioco tutta l’empatia che hanno nei confronti del loro bambino, e perché no tornare anche loro bambini. Solo così potranno capire comportamenti spesso incomprensibili all’ occhio dell’adulto.
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